Geko

Paolo Deganello, Geko  1

Paolo Deganello, Geko  2

La forma della lampada è sempre stata per lo più geometrica: una sfera sospesa di vetro opalino che contiene una lampadina, una semisfera riflettente in alluminio verniciato o un’asta che parte dal centro di una base quadrata per sostenere una lampadina con una schermatura troncoconica in policarbonato opalino.
Ai minimalisti di oggi, come ai razionalisti e agli illuministi di ieri, piace l’affermazione di Galileo: “l’universo è scritto in lingua matematica e i caratteri son triangoli, cerchi e altre figure geometriche”. Così, rispettando le regole dell’universo, riducono tutto l’artificiale a figure geometriche, perché la bellezza sembra stare nella silenziosa perfezione di quell’assoluto. Io preferisco cercare forme che utilizzino la logica di costruzione di madre natura. Mi sembra più interessante capire come un seme si trasformi assumendo la forma di un albero piuttosto che rileggere il percorso che trasforma il ferro, contenuto in una pietra ferrosa, in un profilato metallico…
Ho preso la pancia di un geco (Tarentula Mauritanica), animale che si ciba di zanzare e mosche intontite dalla luce elettrica. Gli ho messo su per la coda un filo elettrico che porta corrente a una lampadina a luce fredda – a scarso consumo energetico – posta sopra la sua pancia e incisa con una lingua arancione, per dare una riflessione calda alla luce fredda. Per schermare la luce, l’ho protetta con un foglio strappato di policarbonato della Bayer, perché sembri un’ala e perché ci sono gechi che sanno volare.
Geko, mutazione genetica di un filo elettrico in una lampada di ceramica che vola, produce luce calda e per di più vola. Ne ho realizzate due versioni – una decorata con la pelle della Tarentula, l’altra con ornamenti bianco blu di Albisola – ma ne vorrei fare altre.

Paolo Deganello

Geko di Paolo Deganello è stato prodotto ad Albisola nel 2006 in occasione della III Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea.

35 x 35 x un fiore

Paolo Deganello, 35 x 35 x un fiore

Paolo Deganello ha prima di tutto disegnato il vaso nelle due dimensioni della prospettiva per poi trasporlo, così come lo ha disegnato, nella terza dimensione scultorea della ceramica. Il trasferimento letterale del disegno prospettico dal foglio di carta alla terza dimensione della ceramica dà corpo a un vaso che mette in scena la propria deformazione provocata dall'illusionismo prospettico quale processo convenzionale e arbitrario di codificazione e decodificazione.

35 x 35 x un fiore di Paolo Deganello è stato prototipato ad Albisola (Italia) in occasione dell'esposizione itinerante “Cambiare il mondo con un vaso di fiori”, Mudac-Museo di design e arti applicate contemporanee di Losanna, 2011; Fondazione Pierluigi e Natalina Remotti di Camogli, 2010-2011; Istituto Italiano di Cultura di Madrid, 2010.