Fear

Nedko Solakov, Fear

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Paura

Io ho paura di volare. Ho davvero paura. E per come mi vanno le cose adesso, sono costretto a volare di continuo. Prima della partenza prendo sempre una pillola. A volte, se è un volo transoceanico, ne prendo due. Naturalmente, non basta per allontanare la paura. Quando sono in aereo, recito in continuazione una mia preghiera, una specie di mantra molto personale. Anche questo non basta. La maggior parte del tempo, quasi tutto il tempo, “stringo i pollici” per ingraziarmi la buona sorte. Tocco anche l’aereo con i pugni. Per propiziarmi la buona fortuna.
Quando sono stato invitato a creare una scultura in ceramica per la Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, non ero molto sicuro di accettare. Ma poi, un giorno, mentre ero in aereo per andare a una mostra, stringendomi furiosamente e penosamente i pugni, ho capito cosa avrebbe potuto rendermi interessato a realizzare qualcosa con l’argilla, un materiale indubbiamente classico.
Ho chiesto agli organizzatori di mandarmi un po’ della migliore argilla di Albisola. Tra il 3 luglio e il 15 settembre del 2002, ho tenuto delle palline di argilla in mano durante tutti i viaggi in aereo effettuati per raggiungere varie destinazioni. Trasformare queste palle in opere d’arte è stato molto facile. Ho semplicemente sfruttato la mia paura naturale (e acquisita) dell’aereo, continuando a stringerle fra i pugni per tutto il tempo. Alcune le ho tenute in mano per tre ore, altre per una. Questo sofisticato materiale ha catturato le convulsioni nervose delle mie mani terrorizzate, scatenate da tutti quei sobbalzi, dai pianti dei bambini e dai momenti di volo relativamente calmo (che sono i peggiori perché mi aspetto che succeda qualcosa — per l’amor di Dio, no! — ogni minuto). Ho smesso la serie della Paura quando ho dovuto ripetere un viaggio in aereo, che per caso è stato quello Sofia-Monaco. Nel frattempo, nel corso di un soggiorno ad Albisola, ho lasciato le prime tre coppie di sculture della Paura per farle cuocere da un ceramista professionista. Le altre sette paia sono rimaste nel mio studio di Sofia per parecchi mesi, a seccare.
Non c’è bisogno di dire che ho anche altre paure. Una di queste si è manifestata quando mi è venuto in mente che, se avessi inviato le sculture d’argilla grezza in Italia con un corriere, si sarebbero potute danneggiare. Così, ho deciso di cuocerle in Bulgaria e di inviarle in modo sicuro più tardi, quando fossero state pezzi di terracotta già cotti e più robusti. Tuttavia, le mie conoscenze sul modo di cuocere la ceramica sono piuttosto vaghe. Dopo aver domandato in giro per noleggiare una forno, alla fine ho deciso di usare quello non troppo professionale in cui mio padre cuoce le sue piccole sculture astratte ed estremamente belle. Lui è stato felice di aiutarmi. Anche se non conosceva questa argilla particolare, ha suggerito di procedere come lui fa normalmente e di infornare le figurine a bassa temperatura nel forno della cucina di mia madre fino a che non fosse evaporata tutta l’umidità, per poi cuocerle in una vera fornace, in grado di raggiungere abbastanza velocemente alte temperature. No, ho detto io, le mie sculture della Paura sono già abbastanza secche; sono rimaste a seccare per sette mesi. Forse dovrei anche dire che nonostante la mia cautela e i miei dubbi su tutto, anch’io faccio cose davvero stupide. Benché mio padre non fosse convinto, ho fatto pesare la mia autorità, essendo quello più famoso, come artista, fra noi due. Le leggi di natura si sono naturalmente fatte sentire. Dopo venti minuti di cottura, il mio ansiosissimo papà è entrato in salotto dicendo che si sentivano rumori di esplosioni, provenienti dalla fornace nel suo studio. Abbiamo spento e dopo averne aperto lo sportello davanti ai nostri occhi si è manifestata una visione devastante. Tutte le sculture della Paura, il testamento del mio panico a ben 10.000 metri di altezza, erano in pezzi, alcuni più grandi e altri più piccoli. A quel punto è sopraggiunta un’altra paura. I miei genitori (entrambi con seri problemi cardiaci) hanno iniziato a preoccuparsi moltissimo. Ho dovuto recuperare qualcosa e assicurarli che sarei stato in grado di gestire la situazione. Il famoso proverbio bulgaro “dal male può nascere il bene” mi è venuto in mente e li ho convinti che a quel punto le mie sculture erano decisamente migliorate e che il concetto dell’opera era divenuto ancora più profondo. Per fortuna, il secondo gruppo di sculture d’argilla che si sarebbe dovuto cuocere successivamente nella piccola fornace era ancora intatto, così mio padre lo ha cotto (insieme ai pezzi rotti del primo gruppo) secondo il suo metodo e tutto è riuscito al meglio, naturalmente.
Quello che si vede ora, caro spettatore, è una combinazione di sculture della Paura andate in pezzi e rimaste intere. Tutti i sottili frammenti che si vedono appartengono a questo o a quel pezzo particolare. Ho passato molte ore a restaurare la loro forma. Per colpa della mia stupidità, la mia idea originale è andata distrutta, anche se tutta l’argilla che si trova qui, indipendentemente dal numero dei frammenti in cui adesso appare, era con me in quei dieci aerei e credo che ognuno di questi pezzi rechi con sé tracce della paura che ho provato in quei dieci voli. Sono anche superstizioso. Il pensiero che ora mi opprime è questo: se queste piccole sculture della Paura così accuratamente preparate si sono in parte frantumate, che sarà di me e degli aerei che in futuro sarò costretto a prendere? Che cosa potrei tenere e stringere in mano ora, mentre sono ancora a terra, per cercare di superare questa nuova paura, sorta adesso a causa di queste sculture della Paura andate in pezzi?
D’ora in poi, potrò ancora andare in aereo?.

Nedko Solakov

Fear di Nedko Solakov stato prodotto nel 2003 in occasione della II Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea.