Il vaso in tutti i suoi stati


Chantal Prod'Hom



Recipiente nobile e sacro, oppure triviale e strettamente funzionale, il vaso attraversa i secoli accompagnando con costanza e discrezione le nostre azioni e i nostri gesti.
Il titolo scelto da Roberto Costantino per questa IV Biennale della ceramica nell’arte contemporanea, Cambiare il mondo con un vaso di fiori, dà il la.
Una dichiarazione di questo tipo può fungere da principio-guida e apre tutte le possibilità creative, tra il rispetto della tradizione – il vaso da sempre destinato ad accogliere, fra le altre cose, i fiori – e il potere potenziale di apertura sul nostro mondo, anche se questa intuizione si fregia di una bella dose di utopia.
Questa apparente contraddizione - tra tradizione e potere di cambiamento – contiene senz’altro in sé il fermento che ha permesso di far germogliare tutte le idee delle persone che sono state sollecitate per questo evento. La ricca tavolozza delle opere proposte testimonia la pertinenza del tema rispetto a un’epoca come la nostra, nella quale questo recipiente può addirittura sembrare un accessorio desueto e poco stimolante, a tal punto la storia della ceramica è costellata di magnifiche realizzazioni di vasi di tutti i tipi, con tutte le destinazioni d’uso e di tutte le appartenenze stilistiche.
È giocoforza constatare che i creatori hanno reagito in modo formidabile alla proposta, rispondendo ognuno a suo modo all’appello di cambiamento proponendo interpretazioni insolite, stimolanti, che spostano il senso del vaso e spesso tecnicamente ingegnose.
La visione del vaso offerta dagli artisti e dai designer selezionati diviene perciò la loro visione del mondo.
Tutti hanno ripensato l’identità dell’oggetto e, per suo tramite, rivalutato il nostro rapporto col suo utilizzo, con la sua pratica.
Dal mio punto di vista, una particolarità determina la dimensione simbolica di questo oggetto: il vaso è un contenitore che riceve e che offre.
Il vaso riceve e accoglie i fiori che offre sia per lo sguardo che per il benessere della casa. È il depositario di questo scambio e realizza continuamente una valorizzazione delle materie organiche ed effimere che contiene, mettendole in scena temporaneamente finché la natura non le fa scomparire. Il vaso, forte della stabilità e della permanenza degli elementi in ceramica che lo compongono, rinnova la propria funzione e ogni volta che l’occasione si presenta accoglie un nuovo stelo, un nuovo ramoscello o una nuova composizione floreale.
Le creazioni realizzate per la IV Biennale di ceramica ci rendono partecipi di questo dialogo tra i fiori e il loro contenitore.
Alcune proposte s’industriano di ripensare la relazione fisica tra la pianta e il suo ricettacolo (Alessandro Biamonti, Fernando e Humberto Campana, Florence Doléac, Martì Guixé, Donata Paruccini o ancora Denis Santachiara).
Altri propongono nuove costruzioni o nuove geometrie che definiscono in modo preciso l’architettura stessa del vaso e del suo rapporto con la superficie su cui viene appoggiato (Paolo Deganello, Alexis Georgacopoulos e Adrien Rovero).
Una serie di vasi affronta la questione dell’estensione e dello sviluppo della forma attraverso la moltiplicazione di alcuni elementi (Linde Burkhardt, Marco Ferreri, Alessandro Mendini e i vasi Rosae di Paolo Ulian).
Un gruppo di creazioni ci raccontano delle storie (Hugo Meert) e manipolano felicemente i riferimenti storici (Andrea Branzi), mitologici (Vedovamazzei) e sociali (Luca Vitone), mentre alcuni creatori hanno scelto d’occultare, o trasformare, uno dei due attori del dialogo eliminando i fiori reali (Lorenzo Damiani, Simone Berti e Alberto Viola), o persino il vaso (Corrado Levi)!
Il mudac di Losanna è particolarmente felice di poter valorizzare lo spettacolare rinnovamento della creazione ceramica contemporanea con la presentazione di questa IV Biennale d’Albisola.
Dopo la nascita del nostro museo, all’epoca in cui si chiamava ancora Musée des arts décoratifs de la Ville de Lausanne, la ceramica è stata uno degli assi forti nella programmazione di numerosissime esposizioni temporanee. L’accento posto sulla ricca produzione svizzera e locale ha permesso al pubblico di familiarizzarsi con gli sviluppi tecnici e stilistici che hanno segnato gli ultimi trent’anni. La collezione ceramica del museo, relativamente modesta sul piano quantitativo, offre un insieme molto coerente e concentrato di questa produzione. Le acquisizioni, dopo l’apertura del nuovo mudac nel 2000, si sono chiaramente orientate sulle opere degli artisti svizzeri. Questa decisione è stata in parte dettata da una constatazione riconosciuta molto diffusamente: la formazione, l’apprendistato e le pratiche si sono fortemente internazionalizzati. I designer svizzeri, da parte loro, affrontano con originalità e pertinenza le nuove piste derivanti dai trattamenti tecnici della ceramica e da qualche anno esplorano volentieri e con perspicacia i nuovi temi e approcci che fioriscono sulla scena internazionale. Citiamo pertanto come esempio i progetti che prendono le mosse dal design «narrativo», il lavoro sul mescolamento delle tecniche, in particolare quello che include il trasferimento delle immagini, le creazioni intese come ambienti o installazioni, gli oggetti che saggiano i limiti della fragilità della materia come tutte le interpretazioni che mettono in scena – e a volte chiamano in causa – le destinazioni d’uso del repertorio formale tradizionale di questa tecnica ancestrale.
L’esposizione itinerante della IV Biennale d’Albisola ha permesso la messa in opera di numerose creazioni realizzate espressamente per questa manifestazione. Le iniziative di questo tipo sono rare e offrono uno spaccato inedito e mirato sulla produzione di artisti e designer, ai quali è generosamente offerto di poter realizzare delle opere insieme con dei professionisti della materia.
Un grazie a Roberto Costantino per aver associato il mudac a questa avventura e grazie a tutti gli artisti e designer per aver raccolto la sfida con entusiasmo, curiosità e creatività.
Le nuove partiture offerte al vaso dai creatori di questa Biennale sono forse altrettante scale musicali capaci di cambiare, in un certo modo, la musica del mondo che ci circonda, da vicino e da lontano.