Bertrand Lavier

Bertrand Lavier, Composition bleue, jaune, blanche

Bertrand Lavier, Composition bleue, jaune, blanche. “Indisciplinata”, Pinacoteca Civica, Savona, 2006

Bertrand Lavier, Composition bleue, jaune, blanche. “Indisciplinata”, Pinacoteca Civica, Savona, 2006

Esplorando i limiti della ceramica

In una intervista, Bertrand Lavier ha dichiarato di considerare la ceramica una materia capace di trasformare quasi ogni cosa in “un impasto”. Perciò, per sperimentare i limiti di quel materiale, ha deciso di realizzare in ceramica un modello in scala 1:1 di un campo da basket, con quella sua forma rigorosamente geometrica e i colori brillanti. Nel basket, ogni città ha i suoi colori: così Lavier ha cominciato col rosso e bianco di Dallas (in un pezzo realizzato nel 1986 per la galleria Gibson di New York), e poi, tra le altre città, con Chicago e Cincinnati. Secondo le sue stesse parole, il suo progetto mira alla “trasformazione di una pura idea in un fragile sucre glace”.
In questa considerazione, ma anche nel meditato gioco con differenti dettagli, si trovano i tratti comuni al progetto di Lavier e a quello dell’urbanista Yona Friedman, che ad Albisola ha tradotto in ceramica alcuni schemi urbani.

Hans-Ulrich Obrist

Soo-Kyung Lee

Soo-Kyung Lee, Parental plates

Soo-Kyung Lee, Parental plates

I piatti degli avi

Ho intervistato 12 abitanti di Albisola e Savona. Ho chiesto loro di consegnarmi uno o più piatti di famiglia che ai loro occhi rappresentassero un ricordo dei genitori o degli avi. In ogni intervista, i piatti erano il punto di partenza per memorie, implicite ed esplicite, riguardanti i loro rapporti affettivi e in special modo quelli con la madre, più strettamente associata ai piatti.
Dopo le interviste, i venti piatti presentati sono stati fedelmente ricopiati presso lo Studio Ernan Design di Albisola. Il mio progetto prevede che il giorno dell’inaugurazione si offrano pietanze coreane su questi venti piatti, come forma di ringraziamento nei confronti delle persone del luogo che mi hanno gentilmente permesso di visitare le loro case per realizzare le interviste.

Soo-Kyung Lee

Young Chul Lee

Young Chul Lee, Superstring  1

Young Chul Lee, Superstring  2

Young Chul Lee, Superstring (particolare)

Superstring

Durante il periodo preparatorio della Biennale, ho realizzato un progetto basato sulla partecipazione del pubblico, insieme con i cittadini di Albisola e Savona, tra cui lo stesso Sindaco del Comune di Savona, i bambini, gli artisti, gli insegnanti, i curatori e i ceramisti. Ho distribuito dell’argilla a centinaia di partecipanti incontrati un po’ dappertutto — in strada, nei bar, nell’ufficio del Sindaco, nelle scuole e nei negozi — invitandoli a lasciare sul mucchio di argilla l’impronta delle proprie mani e a scrivere i loro nomi, esprimendo al contempo un desiderio. Questo dialogo elementare e questa identificazione della corporeità di ciascuno ha aggiunto alla Biennale una sorta di solidarietà e di piacere.

Young Chul Lee

Gabriel Lester

Gabriel Lester, Looking through Caesar (veni, vidi, vici)

Gabriel Lester, Looking through Caesar (veni, vidi, vici)

Guardare attraverso Cesare (veni, vidi, vici)

C’è stato un momento in cui un mio zio si era creato quasi un impero, ad Amsterdam, grazie a una catena di negozi e magazzini di merci di seconda mano. I magazzini erano situati alla periferia della città, mentre i negozi si trovavano in centro. Questo impero è durato quanto durano in genere le mode — dieci anni scarsi — finché non è stato chiaro che la gente aveva iniziato a preferire oggetti nuovi e mai utilizzati prima.
All’epoca, in un periodo in cui avevo bisogno di soldi, ho lavorato nei negozi e magazzini di mio zio per alcuni mesi. La varietà di merci che mi sono trovato a trattare era incredibile — mio zio era capace di acquistare interi arredamenti di bar parigini o carichi di vecchie cartoline già scritte. È stato proprio il giorno in cui dovevo trasportare uno di questi carichi di cartoline da un magazzino a un negozio, che mi sono imbattuto per caso in un’immagine di una statua di Giulio Cesare. Colpito dalla luce degli occhi della figura di marmo, ho preso la cartolina e me la sono messa in tasca. Solo più tardi, mi sono reso conto che gli occhi di Cesare erano colorati d’oro e che era questo a renderli così vibranti e vivaci.
Quando mi è stato chiesto di realizzare un’opera in ceramica per la Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, ho subito ripensato all’immagine della cartolina che mi era rimasta impressa nella memoria. Inoltre, più o meno nello stesso periodo in cui m’è tornata in mente quell’immagine, ho visitato una mostra dove, tra le altre opere, erano esposti lavori del primo Giacometti. Quello che mi è piaciuto di questi primi lavori, è stato il fatto che la forma delle sculture era aperta e trasparente. Guardare quelle opere significava contemporaneamente scorgere ciò che stava dietro di loro, lo spazio espositivo e il pubblico.
Ho sommato le due cose e ho deciso di copiare una statua di Cesare, facendo però in modo che fosse possibile guardare attraverso i suoi occhi, così da conferirgli un aspetto animato (dagli occhi aperti sarebbe passata anche la luce dell’ambiente circostante). Allo stesso tempo, guardare quella scultura avrebbe anche voluto dire sperimentare la possibilità di vedere cosa succede dietro e/o prima della statua.
Cercare il busto di Cesare più adatto da riprodurre si è dimostrato in qualche modo una sfida, ma gli organizzatori della Biennale ne hanno trovato uno a Torino che mi è piaciuto e l’hanno portato ad Albisola. Il passo successivo è stato dapprima copiarlo e poi raggiungere Albisola per aprirgli gli occhi e scegliere il suo colore definitivo. A oggi, questo rappresenta tutta la mia esperienza pratica con la ceramica. Ho intitolato l’opera Looking Through Caesar (veni, vidi, vici) e intendo collocarla solennemente con lo sguardo rivolto verso il mare.

Gabriel Lester

Corrado Levi

Corrado Levi, Socle d’Albisola. Lungomare Montale, Albisola Superiore

Corrado Levi, Socle d’Albisola. Lungomare Montale, Albisola Superiore

E’ ricorrente, nella multiforme opera di Corrado Levi, l’evocazione e il rinvio a immagini o parole di altri artisti - omaggi, dediche, citazioni e rivisitazioni dettate dalla passione e dalla volontà di decostruire, con leggerezza e ironia, regole e segni.
Ecco allora che Corrado Levi, invitato per la prima volta ad Albisola nel 2003 per la 2° Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, progetta Le Socle d’Albisola (“Il piedistallo di Albisola”), un parallelepipedo in ceramica che riprende (quasi) in tutto Le Socle du monde, “Il piedistallo del mondo” di Piero Manzoni, capovolto, perché appunto “è la terra a reggersi su esso e non viceversa”.
Le Socle d’Albisola di Corrado Levi si offre come un triplice omaggio in un colpo solo: a Piero Manzoni - la cui storia si intreccia a doppio filo con questo territorio -, ovvero al microcosmo di Albisola e alla sua ceramica.

Sandro Lorenzini

Sandro Lorenzini, Schermo

Schermo

In una sera di luna calante, a Pozzo Garitta, con un po’ di gente intorno, ho formato su un tornio di legno una scultura di terra, verticale, leggera, fatta di moduli sovrapposti. Quasi solo per una vecchia abitudine-vizio a una narrazione-pretesto ho appuntato sul pezzo forme-ombre di una cosmogonia immaginata-scontata di terra-acqua-aria-fuoco. Ma non è questa la storia. La scultura è uno schermo solo vestito dallo smalto-non smalto della proiezione; il decoro del pezzo è la cronaca della sua formazione: luce-colore-paesaggio di suoni, storia di una serata così.

Sandro Lorenzini

Marepe

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas  1

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas  2, 3

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas  4, 5

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas  6

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas  7

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas. II Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea, Villa Groppallo, Vado Ligure

Marepe, Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas. II Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea, Villa Groppallo, Vado Ligure

Feliz Natal, Buon Natale, Merry Christmas

La velocità del mondo contemporaneo e le nuove esigenze imposte dal circuito globalizzato dell’arte hanno spesso portato gli artisti non solo a stabilire relazioni effimere nella loro attività di produzione creativa, ma anche ad adattare il loro lavoro ad altri contesti. La conseguenza è stata un esaurimento del contenuto delle loro opere, dovuto soprattutto alla velocità del processo produttivo tanto che potremmo parlare di “arte istantanea”. In questo ambito il ricorso al discorso concettuale diviene un tentativo di affermare idee originali a scapito dell’aspetto tecnico dell’opera. Pertanto, si può comprendere con facilità il fatto che l’ultima generazione di artisti collochi la ceramica in secondo piano, poiché la produzione comporta fasi processuali e dettagli tecnici che si concretizzano passo dopo passo, giorno dopo giorno, fino a che le opere non raggiungono il forno — e a questo punto bisogna attendere i tempi della cottura.
Rivedo la mia esperienza alla fabbrica San Giorgio di Albissola Marina come una piccola oasi. Lì, ho avuto la possibilità di vivere la piacevole condizione di lavorare al fianco di persone davvero speciali i cui rapporti, anche quelli lavorativi, sono permeati d’affetto. Contemporaneamente, ho conosciuto il modo in cui queste persone si relazionano al tempo e all’arte. Spesso, lo spazio e l’atmosfera di questo laboratorio italiano mi hanno portato alla mente il laboratorio di scultura della Scuola di Belle Arti, frequentato negli anni dell’università a Bahia (Brasile).
Entrambi i luoghi sono basati sui medesimi principi, così ho provato un piacere particolare nel condividere con i miei nuovi insegnanti la mia maniera personale di lavorare con l’argilla. Durante la mia visita di una settimana alla fabbrica San Giorgio ho riflettuto sulla mia carriera, sui dibattiti sull’arte contemporanea e soprattutto sull’andamento del mio lavoro.
Ho avuto il piacere di conoscere da vicino la simpatica famiglia di Giovanni Poggi — Piero, Silvana, Luisa, la piccola Simona e Matteo, incontrato il giorno prima della mia partenza — e di apprendere i segreti della loro arte che, tra lavoro e mestiere, costituisce una rara e invidiabile alchimia nel mondo di oggi. L’opportunità di lavorare in una fabbrica tradizionale di ceramica mi ha insegnato che quando ci si dedica all’arte non si devono voler oltrepassare le possibilità umane, non bisogna, cioè, trascurare le naturali esigenze fisiche e spirituali di attività e riposo di ciascuno; inoltre la pratica dell’arte non dovrebbe essere separata dalla sfera affettiva. Ho anche meditato sulle implicazioni dell’arte contemporanea e sulle necessità di un mondo moderno e di una tradizione. Nel mio cuore, la breve esperienza alla fabbrica rimarrà qualcosa di prezioso che mi guiderà attraverso le pressioni della mia attività artistica quotidiana come un’esperienza concreta, e non come un’utopistica fantasia. In questo processo, riconsidererò la ceramica come un mezzo altamente significativo con cui bisogna confrontarsi e che deve essere consigliato per il bene dell’arte. Sono convinto che la seconda edizione della Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea rivestirà puntualmente un ruolo di motore guida per un nuovo modo di rapportarsi al mondo. Desidero esprimere la mia sincera gratitudine al curatore Hans-Ulrich Obrist, che mi ha offerto l’opportunità di compiere questa visita così piacevole alla fabbrica San Giorgio e di partecipare a questa edizione della Biennale.

Marepe

Annamaria Martena

Anna Maria Martena, video del concerto Musica per pianoforte e ceramica

Davide Minuti

Davide Minuti, Download 03

Davide Minuti, Download 03

Davide Minuti, Download 03. Museo della Ceramica “Manlio Trucco”, Albisola Superiore

Davide Minuti, Download 03. Museo della Ceramica “Manlio Trucco”, Albisola Superiore

Davide Minuti, Download 03. Museo della Ceramica “Manlio Trucco”, Albisola Superiore

Download 03

Sono rimasto colpito dalle possibilità che si sarebbero aperte lavorando con un materiale così duttile e cerimonioso. Dopo avere saputo dell’invito, sono tornato a casa e ne ho parlato con Massimiliano: è stata la presa di coscienza di quanto fosse possibile fare in un’occasione del genere. È possibile fare esperienze in relazione a un evento partendo dai suoi risvolti più remoti, gli elementi coinvolti possono essere talmente tanti da non identificare un corpo centrale dell’esperienza vissuta, bensì alcuni punti d’inizio da cui poi si muovono le relazioni successive. Lo scambio di stimoli echeggia in una cassa di risonanza molto ampia e non si può che descriverne solo alcuni aspetti. Uno di questi è stato il dialogo tenuto con il Buvoli, Massimiliano, appunto.

D: Ciao Max! Sai che mi hanno invitato alla Biennale di Ceramica? In Liguria.
M: Ah sì? Ceramica nell’Arte Contemporanea?
D: Ceramica e manifatture ceramiche, avrò da fare un lavoro ceramico, da realizzare con le manifatture locali.
M: E ti metterai a modellare?
D: Non credo, collaboreremo con i ceramisti.
M: Ah! Bello, perché non fai un robot? Potresti fare Getta robot..
D: Sì adesso… ti pare cosa? Un pupazzone, non verrebbe gran che, poi non si può muovere, di ceramica...
M: Allora fai qualcosa di allegorico, come... la fine dei dinosauri...
D: Come la fine dei dinosauri? In che senso, sulla fine del mondo rettile? Aspettando quella del mondo mammifero?
M: Sì anche, la fine dei dinosauri con tutti i vulcani, sì, vista un po’ da lontano, come quando vedi la terra dal satellite, coi mari blu, le terre e le nuvole che si avvolgono… Farei il mondo con un meteorite che picchia su un lato della terra, con le onde e le curve sul mare… una palla, la terra, non tanto grande, e un meteorite, così...
D: E i dinosauri?
M: Muoiono, poi sono piccoli, non si vedono, nel senso che deve essere di ceramica, non ci sono molti dettagli.
D: Già, mi sa che forse non ho ben chiaro come la faresti, non riesco a figurarmela la fine di un’era.
M: Adesso, non fare il difficile, fai la fine dei dinosauri di ceramica e vedrai che ne viene una cosa bella!
D: Certo che non sarebbe male, anche se non mi ci vedo…
M: Come non ti ci vedi?!, la fai ed ecco la fine dei dinosauri.
D: Non mi riesce di essere così esplicito.
M: Come? non è questione di esplicito o implicito, racconti un momento cruciale!!
D: Mi perderei nella fine dei dinosauri e finirei anch’io con loro.
M: Sì, adesso, dici così perché non ti piace.
D: No, non è per quello ma perché vorrei rimanere più aderente all’utilità della ceramica, come potrei dire qualcosa sulla fine dei dinosauri di ceramica, l’hai pensata tu…
M: Già però potresti dire che è la fine dei dinosauri e la fine della civiltà, delle ambizioni, della sopraffazione, i dinosauri erano ben più grandi di noi, eppure, fine, dai, la fine dei dinosauri di ceramica è un bel momento!
D: Ci penso. Non so, potrei fare una fioriera pensile, o dei bastoni, geometrici…
M: Non te li fanno, mica lavorano la plastica, dammi retta... la fai o no la fine dei dinosauri di ceramica?
D: Ci penso, poi ti dico, intanto mi vedo i luoghi ceramici e avrò le idee più chiare.
M: Come no? e cosa fai? Un servizio di piatti da dodici?
D: Adesso non mi sfottere…
M: Allora? hai avuto delle idee ceramiche?
D: O troppe o troppo poche, parlando con Marzia sono arrivato a pensare che farò un pluviale di ceramica..., un tubo per scaricare l’acqua, metterei la ceramica intorno a dell’acqua che scorre… siamo stati una sera intera a cercare qualcosa di pertinente, alla fine siamo arrivati al pluviale, solo alla fine.
M: Secondo me era bella la fine dei dinosauri.
D: Sì, ma non mi sarebbe venuta bene come a te, secondo me la devi fare tu la fine dei dinosauri.
M: Dai, magari non di ceramica, la fine dei dinosauri di gel…
D: ...di gelatina
M: ...di legno
D: ...di truciolare del Tanganica
M: e tu pluviale? Ne siamo sicuri?
D: Sì
M: E perché?
D: Mi sono convinto che è meglio che resti intorno alle cose, i pluviali raccolgono acqua piovana, hanno dei vincoli funzionali, come il materiale con cui andrei a farli...
M: Se sei convinto tu, e come le farai?
D: Lo capirò meglio quando saprò dove metterli.
M: Chiaro. Mi sembra ottima, e le immagini le hai già fatte?
D: Mmm..., sai benissimo che senza il tuo contributo sarà ben difficile farne di buone, te lo volevo chiedere se potevi darmi una mano, a me vengono sempre un po’ così…
M: Sai che mi viene sempre bene di dare consigli sulle immagini, secondo me si può fare.
Allora disegnamolo questo tubo ceramico! Anche se per me era meglio la fine dei dinosauri di ceramica.

E oggi, dopo quasi un anno, il mio coinquilino continua a dirmi che ne è ancora convinto.

Davide Minuti

Setsuko Nagasawa

Setsuko Nagasawa, The situations

Le situazioni

Sono venuta ad Albisola alla ricerca dei lucentissimi colori della ceramica: il rosso, il giallo e il nero, per il mio progetto di installazione in situ. Ho creato all’incirca una dozzina di volumi scultorei colorati che possono essere disposti sul pavimento orizzontalmente o impilati verticalmente come elementi dell’installazione. La loro configurazione dipende, naturalmente, dallo spazio che avrò a disposizione. Attraverso questa installazione e il rapporto che si crea tra questi volumi colorati, lo spazio e la luce, intendo esprimere simbolicamente la condizione del vivere, che dipende dal punto di vista adottato.

Setsuko Nagasawa

››  More Project  -  page:  1  2  3  5  6